‘A LAMPA ‘E SANT’ ANTUONO

‘A LAMPA ‘E SANT’ ANTUONO (IL FUOCARAZZO DI SANT’ANTONIO)

“IL FUOCARAZZO DI SANT’ANTONIO”. Tradotta così, scade dalla sua forza etimologica che è tutta una storia di tradizione napoletana. “‘A LAMP ‘E SANT’ANTUON“, proprio così si dice a Napoli Centro (Napoli – Napoli come spiego in un altro articolo), mentre in alcuni centri della periferia e della Città Metropolitana si dicono Fuocarazzi. È una tradizione secolare comune in molte città italiane. A Napoli, negli ultimi tempi, causa divieti delle autorità di accendere i fuochi per le strade della città, va un po’ scemando. Si tratta di accendere grossi falò nelle piazze e nei larghi dove c’è spazio per poi riunirsi intorno ad essi, a volte anche consumando carne che si può arrostire sul fuoco. Spesso sui falò vengono messi botti, che si sono conservati proprio per l’occasione da quelli rimasti dall’ultimo dell’anno. I più radicati alla tradizione aggiungono in sommità della catasta di legna preparata per il falò una sedia sulla quale pongono un pupazzo di paglia, che rappresenterebbe il Carnevale oppure l’Inverno con l’auspicio di una prossima rinascita primaverile. La tradizione di accendere i fuochi il 17 gennaio, data di questa ricorrenza, risale ad un’antica leggenda secondo la quale Sant’Antonio Abate sarebbe sceso all’inferno per recuperare il fuoco venuto a mancare improvvisamente dalla terra. Io sono nato nel quartiere di Capodimonte e ho un ricordo bello di questa tradizione. Trascrivo di seguito una parte dell’articolo che ho dedicato al rione Sanità: “Mi ricordo di quando dovevamo fare la cosiddetta Lampa di Sant’ Antuono, i “Fuocarazzi” come si dice in altri posti. Una tradizione antichissima di accendere fuochi nel giorno del 17 gennaio nei vari quartieri di Napoli; oggi si è un po’ persa questa tradizione soprattutto per il divieto delle autorità di accendere fuochi; si faceva a gara a chi faceva la “lampa” più grande. Per noi, che abitavamo vicino al bosco, ci era facile fare grosse cataste di legna secca raccolte proprio in questo luogo. I ragazzi dalla Sanità salivano su Capodimonte proprio dalla via del Presepio e ne riscendevano trasportando grosse frasche prese dal bosco. Spesso litigavamo pensando che quelle ci appartenessero“. A proposito di quel periodo mi viene in mente di una volta che un nostro amico, Pierin ‘o Calabres, si nascose in una cassapanca in prossimità della catasta li legna che avevamo preparata per il falò che sarebbe stato acceso il giorno successivo, allo scopo di sorprendere un gruppo di ragazzi che dalla Sanità venivano a rubarci il legname. Pierino era un ragazzo con una forza erculea e chiuso in quella cassapanca ebbe la pazienza di aspettare immobile. Quando giunsero i ragazzi, lui uscì dal suo nascondiglio e diede di “santa ragione” addosso ai malcapitati che scapparono a gambe levate.

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‘A LAMP ‘E SANT’ANTUON

Pubblicato da Ciro Peluso

Sito di studi e approfondimenti biblici gestito da Peluso Ciro.

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